Diocesi di Torino: la rete di volontari pronti ad accogliere – SEA WATCH
Proseguono a Torino le iniziative della società civile in risposta al blocco dello sbarco delle 42 persone, da oltre 10 giorni costrette sulla nave Sea Watch a Lampedusa.
La Diocesi di Torino è vicina a chi vuole esprimere la propria solidarietà e partecipa ad alcune delle iniziative. Prosegue quindi il presidio davanti alla Chiesa di San Dalmazzo (Via Garibaldi) dove, come a Lampedusa, dalle ore 20.00 alle ore 07.00 un gruppo di persone dorme sul sagrato in segno di protesta e per tenere alta l’attenzione sul caso umano della Sea Watch.
La Diocesi di Torino ha dato la sua disponibilità ad accogliere le 42 persone una volta sbarcate. E’ quindi in corso l’organizzazione dell’eventuale prossima accoglienza. Giovedì 27 giugno, alle ore 17.00, presso l’Ufficio Pastorale Migranti si è tenuto un primo incontro con tutti i volontari disponibili a dare il proprio contributo in termini di tempo, forze, idee per gestire l’arrivo, le strutture e l’accoglienza. Erano presenti una quarantina di persone e altrettante non presenti hanno dato la loro disponibilità.
Oltre alla Diocesi torinese (il Vescovo ha messo a disposizione alcuni posti in Curia, via Val della Torre) hanno dato disponibilità all’accoglienza la Diocesi di Asti (per 5 persone), quella di Vercelli (4 posti) e quella di Alba (3 posti). Ci sono inoltre tre minori stranieri non accompagnati che avranno bisogno di accoglienza specifica.
Da una prima analisi degli spazi disponibili si è pensato, almeno in un primo momento, di accogliere le persone in due centri messi a disposizione della Diocesi, entrambi con una capacità di circa 15 posti. Questo per concentrare gli sforzi e per valutare la strada migliore da proporre alle persone accolte. Dopo un primo momento di accoglienza comunitaria si potrebbe pensare allo spostamento di alcuni migranti in famiglia, in appartamenti messi a disposizione e in altre realtà di accoglienza diffusa.
Essendo un’accoglienza che non beneficerà di risorse economiche, si pensava al momento dell’arrivo di lanciare una raccolta fondi per le spese correnti di vitto e alloggio. Le accoglienze avranno soprattutto necessità di volontari che supportino nella gestione quotidiana e negli accompagnamenti. Si stanno dunque censendo le tipologie di disponibilità e le reti attivabili.
Molte le disponibilità espresse dal privato sociale: il circolo ARCI La Poderosa potrebbe mettere a disposizione spazi per scuola di italiano e altre attività, oltre a dei mediatori nigeriani, gambiani ed ivoriani.
L’Associazione Camminare Insieme, che si occupa di offrire assistenza sanitaria gratuita a migranti e persone in difficoltà economica, potrebbe mettere a disposizione i suoi spazi per screening medici e prime cure.
Era presente anche il gruppo delle Famiglie Accoglienti di Torino, nato attorno ai nuclei familiari che hanno aderito all’accoglienza nella loro abitazione di rifugiati attraverso il progetto SPRAR Rifugio Diffuso, gestito dalla Pastorale Migranti per il Comune di Torino.
Per entrare nella rete di accoglienza: accoglienza@upmtorino.it
Siamo ammirati e commossi. Non potremo che dare un aiuto economico, ma nel nostro piccolo non lo faremo mancare.