Lacrime di sale
Lampedusa, marzo 2011. Il Centro di Primo Soccorso e Accoglienza è traboccante di un’umanità sofferente, fuggita ai tumulti connessi con le cosiddette “primavere arabe”. I migranti, che già da decenni sbarcavano sull’isola, non sono mai stati così tanti. E negli anni a venire sarà un continuo sopraggiungere di uomini, donne, ragazzi e ragazze, bambini, e troppo spesso anche di corpi inanimati dentro orribili sacchi verdi. Toccherà a Pietro Bartolo, dal 1992 al 2019, essere il primo a tentare di curare quelle vite, o l’ultimo a toccare quei corpi.
La storia del “medico di Lampedusa” nato in una famiglia di pescatori incontra le storie e le indicibili sofferenze fisiche e morali di migliaia di persone, che egli accoglie, cura e soprattutto ascolta. Un ascolto che coinvolge anche lo sguardo e il tatto, e che non può prescindere dal fare silenzio di fronte all’altro, per accogliere l’altro così com’è. Un tale ascolto permette di rimarginare le ferite, di ricongiungere ciò che era separato, di riconciliarsi «con il prossimo, con tanti scartati, con noi stessi e con Dio», come suggerisce papa Francesco nel Messaggio per la 106ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.
Lo spettacolo “Lacrime di sale”, tratto dall’omonimo libro di Pietro Bartolo e Lidia Tilotta, attraversa la rabbia, il senso di smarrimento e di impotenza, l’ammirazione e talvolta anche la gioia del “medico di Lampedusa”, conducendo ad incontrare volti e storie attraverso le sue parole, i suoi occhi, le sue orecchie e le sue mani, tramite un ascolto multidimensionale di testi, adattati e interpretati da Antonella Delli Gatti, musiche, a cura di Rocco di Bisceglie e immagini dal vivo, di Stefano Giorgi.



