Restaurate le statue del giardino
Venerdì 9 ottobre è stato aperto il giardino dell’Ospedaletto di Santa Filomena, in via Cottolengo 24/A, per inaugurare il restauro della nicchia con la Madonna e il Bambino e della statua di San Giuseppe. Ci siamo ritrovati per fare insieme memoria della storia di questo luogo e in preghiera domandare aiuto per saper farci a nostra volta portatori del carisma che animò la marchesa Giulia di Barolo.
Il Distretto sociale Opera Barolo rappresenta per la città un luogo simbolo della storia della filantropia torinese, della sensibilità umana e religiosa di persone che hanno saputo interpretare la parola del Vangelo rivolgendosi alle parti fragili della società con azioni di aiuto e di speranza.
La Marchesa Giulia di Barolo, attraverso il suo testamento, fonda nel 1864 l’Opera Pia Barolo, che diventa sua erede universale. Oggi, come 150 anni fa, l’amministrazione dell’Opera ha il compito di gestire il patrimonio per il bene comune, facendolo diventare generatore e promotore di benessere sociale, promuovendo cultura, educazione e, soprattutto, solidarietà verso le fasce di popolazione più bisognose di attenzione.
Sono 17 gli enti che oggi fanno parte del Distretto sociale Opera Barolo, ognuno rivolto a una fascia di persone che qui trovano accoglienza, ascolto e se possibile cura. Parliamo di cura e non di aiuto perché è questo lo spirito di chi ha reso in passato il Distretto un esempio da cui partire. La cura è intesa come approccio all’altro, al di là dell’aiuto estemporaneo e materiale di cui può avere bisogno. Prendersi cura significa entrare in contatto con la persona in un rapporto reciproco di fiducia, guardando la persona che si ha di fronte nella sua complessità di aspetti.
I muri che ci ospitano ci insegnano che solo una visione complessiva dei fenomeni può portare a un miglioramento della società in cui viviamo e per farlo le nostre porte devono rimanere aperte e le nostre azioni devono per forza confrontarsi, a volte intrecciarsi, con quelle esterne, pubbliche e private. Le azioni, poi, hanno bisogno di obiettivi collettivi da raggiungere per avere senso. E il senso lo troviamo pensando a quanti servizi ha creato Giulia di Barolo tra le mura del distretto, a quante persone ha dato un’occasione di cura e di riscatto. Le sue iniziative sono andate ben oltre la beneficenza. In dialogo con il territorio e le forze politiche, Giulia Di Barolo ha sperimentato nuove forme di inclusione sociale, partendo dal riconoscimento della dignità e del diritto a persone ai margini della società.
Con l’Associazione Camminare Insieme condividiamo il bel giardino di via Cottolengo 24 che ospita due statue a noi care: la statua della Madonna e quella di San Giuseppe. Il loro restauro, che abbiamo benedetto venerdì 9 ottobre, rientra in quella cura che vogliamo portare avanti sulla scia di ciò che è stato e delle persone che qui hanno iniziato il loro cammino, Giulia di Barolo e le prime suore di San Giuseppe arrivate dalla Francia. Anche don Bosco trascorse un periodo con i ragazzi del suo nascente oratorio. Assunto infatti dalla marchesa Barolo con l’incarico di direttore spirituale del nascente Ospedaletto di santa Filomena, da lei ottenne il permesso di poter riunire i suoi primi ragazzi alla domenica. La Marchesa scrisse di don Bosco: “Piacque a me dal primo momento e gli trovai quell’aria di raccoglimento e di semplicità propria delle anime sante” Inoltre vedeva di buon occhio ogni opera di carità e fu anche una grande benefattrice di don Bosco, lo seguì nelle sue vicende e si preoccupò per la sua salute.
Dal terrazzo dell’Ufficio Pastorale Migranti, nell’ala del Distretto dove sorse l’ospedaletto, possiamo vedere ogni giorno la stanza dove alloggiò Don Bosco, sede ora di uno degli uffici della Fondazione D. Mario Operti.
Viviamo un tempo strano, dove gestire dei servizi richiede sempre più professionalità, ma la sfida a cui siamo chiamati ci chiede con insistenza di affiancare all’azione il senso. Il Distretto sociale, con la sua storia e il suo valore, ci insegna che ciò è possibile. L’Ufficio Pastorale Migranti il senso lo trova nel lavoro pastorale che ha inizio nei locali dell’ex Ospedaletto di via Cottolengo e che continua fuori, presso le tante comunità che vivono sul territorio diocesano.
Fare memoria della storia del luogo in cui ci troviamo ci aiuti a cogliere il carisma che ha animato negli anni il lavoro di tante persone e che ancora oggi deve caratterizzare il nostro stile.
LA CURA DEL GIARDINO COSI CENTRALE E’ UNA BELLISSIMA COSA