Contro il silenzio sulle tragedie in mare
Anche lo scorso mese di novembre, come già molti altri prima, è stato segnato da una serie di tragedie che si sono susseguite sotto lo sguardo di tutti nelle acque del Mediterraneo.
Le persone continuano a perdere la vita in mare cercando un futuro che, invece, gli viene negato. Com’è successo a quella madre il cui urlo straziante è rimbombato fino a noi, che ha perso il suo bambino, Joseph, di soli sei mesi in un naufragio in cui sono annegate più di 70 persone.
Giorno dopo giorno nel mediterraneo (così pure in altri luoghi del mondo) perdono la vita donne, bambini e uomini che sono costretti a fuggire dai loro paesi di origine per cercare una speranza di vita. Non possiamo – e non vogliamo – accettare che il silenzio ricada su queste tragedie, quasi come se esse fossero una “normalità” della nostra Società e della nostra stessa vita.
Che non vi possa essere nulla di “normale” in queste tragedie lo dicono, nella loro fredda sinteticità, anche i dati che seguono, che vanno letti non dimenticando il loro essere costituiti da individui, ogni numero un singolo essere umano:
825
I migranti morti nel Mediterraneo, da inizio anno, nel tentativo di raggiungere l’Europa
32,536
I rifugiati giunti sulle nostre coste, da gennaio. Perlopiù persone fuggite dalla Libia o cittadini tunisini
11mila
I migranti riportati in Libia, da inizio anno, intercettati dalla cosiddetta guardia costiera libica
A queste immagi e queste tragedie non dobbiamo restare indifferenti. Non sono un fatto di cronaca da dimenticare tra gli altri, sono una responsabilità di tutti e ce lo ha ricordato anche Papa Francesco durante la sua ultima visita a Lampedusa, in una Messa dedicata ai migranti:
“È Dio che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito, chiedendo di poter sbarcare. […] In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro.”
Per concludere facciamo nostro l’appello che chiude un articolo pubblicato dal Centro Astalli:
“Chiediamo senza sosta di non restare indifferenti davanti a questa ecatombe, un vero e proprio crimine contro l’umanità.
Chi ricopre ruoli di responsabilità in Europa e in Italia attivi immediatamente un’azione umanitaria di salvataggio e soccorso come era Mare Nostrum con un raggio d’azione ampio fuori dalla acque territoriali.
Si evacui la Libia paese non sicuro in cui sono documentate violenze e abusi sistematici.
Non si può pensare di vivere in pace lasciando morire chi cerca giustizia e futuro.”
Per approfondire:
Guarda il video dell’UNHCR sui dati relativi al 2019
Scopri di più su Mediterranean Situation dell’UNHCR
Leggi i seguenti articoli:
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