Comunità rom e sinte: oltre i luoghi comunità. II incontro
“Passare da una «cultura dello scarto» a una «cultura della cura». È questa la sfida alla quale ogni primo cittadino è chiamato.”
Papa Francesco
Nel secondo appuntamento del corso di formazione “Comunità rom e sinte: oltre i luoghi comuni”, tenutosi martedì 24 novembre, sono stati invitati a intervenire il fondatore e presidente di Associazione 21 luglio Carlo Stasolla e l’Avv. Alessandro Maiorca dell’ASGI.
Carlo Stasolla ha dato esordio con una citazione tratta dal libro “Razza e destino” di Maurice Olender:
≪Razzizzare una popolazione è chiuderla in un passato senza passato né futuro, consegnarla a un destino fissato una volta per tutte. A coloro che in questo modo vengono assegnati in una “razza” come in un cerchio magico da cui nessuno può uscire, è come se si dicesse: “Tu e i tuoi discendenti sarete come i genitori e gli antenati sono sempre stati”. E inoltre: “Siete privi di qualsiasi mobilità, vi mancano le condizioni di perfettibilità, siete i paralitici della storia”. O ancora, coniugando il verbo essere fuori dal tempo e dallo spazio: “Voi siete sempre gli stessi, identici gli uni agli altri, indifferenziati: usciti tutti quanti dal medesimo stampo”. Infine, per prescrivere all’altro che non fa parte della stessa “umanità civilizzata”, che non condivide gli stessi valori, gli si dice: “Lei, qualunque cosa dica o faccia, è definitivamente messo fuori gioco dalla storia≫
Questo rimando voleva essere esplicativo di un processo generato dalla prassi politica che ha condizionato e ancora condiziona il rapporto tra la società e le minoranze rom presenti al suo interno.
All’arrivo dei flussi migratori di fine ‘900 e primi anni 2000, l’Italia, a differenza di altri paesi europei, non ha accolto coloro che giungevano come richiedenti asilo, ovvero soggetti con diritto di protezione umanitaria, da sanare giuridicamente e da assistere socialmente attraverso percorsi inclusivi, ma come soggetti che semplicemente incarnano una diversità culturale da tutelare e da collocare in spazi separati di tutela culturale. In 10 regioni, tra cui il Piemonte, la visione che conferisce a rom e sinti l’etichetta di nomadi e/o zingari ha legittimato legiferazioni, ancora vigenti, che hanno portato alla creazione di quelli che sono oggi definiti “campi rom”. Questi, ci dice Stasolla, non sono solo uno spazio di segregazione urbana, ma rappresentano un’ideologia che giustifica dispositivi escludenti in nome di una cultura diversa, sono “espressione architettonica di un razzismo di stato”.
Prima di concludere il suo intervento il relatore ha mostrato quella che per lui è la via d’uscita: il superamento, e non la chiusura, delle baraccopoli, accompagnato da un riposizionamento retorico che abbandoni definitivamente la sottolineatura etnica e dall’utilizzo di un modello partecipativo che preveda la presenza di rappresentanti municipali, stakeholder e abitanti delle baraccopoli.
Il successivo intervento dell’avv. Alessandro Maiorca ha illustrato come, di fatto, la popolazione rom sia discriminata attraverso la segregazione abitativa, sociale ed economica.
Le continue prassi discriminatorie a danno della popolazione Rom, ne condizionano in senso fortemente negativo lo status giuridico, facendo sì che la popolazione Rom che vive nei cosiddetti «campi» si trovi in condizione di irregolarità rispetto alla normativa in materia di soggiorno e stenta ad accedere ai diritti e ai servizi altrimenti spettanti ad ogni cittadino. La difficoltà nell’iscrizione anagrafica aggrava ulteriormente le condizioni di molti di coloro che vivono nei campi, precludendo loro diritti e servizi fondamentali e destinandoli all’emarginazione.
L’Avv. Maiorca si è poi addentrato nella dettagliata descrizione dei tipi di irregolarità e nelle conseguenti avversità che in troppi sono costretti a fronteggiare per tutta la vita, presentando anche delle procedure possibili per la regolarizzazione e l’acquisizione dei diritti di coloro che, nonostante in Italia da decenni, se li sono sempre visti negare.
Ciò che entrambi i relatori hanno tenuto a puntualizzare, ad ogni modo, è la prioritaria necessità di superare le baraccopoli per permettere nuove forme e condizioni di vita alla popolazione sinta italiana. Con la forte passione e il coinvolgimento con cui hanno illustrato l’ingiustizia e la discriminazione che affligge le comunità rom, Carlo Stasolla e Alessandro Maiorca sono riusciti a suscitare nei presenti un senso di indignazione, ma anche a trasmettere l’importanza di far arrivare queste verità a più persone possibile e la consapevolezza che cambiare l’idea e la retorica intorno a questi argomenti non sia solo interesse di un gruppo ristretto di persone o della stessa comunità, ma una responsabilità quotidiana di tutti.
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