La crisi umanitaria nella regione etiope del Tigrè
A seguito di forti tensioni, degenerate negli ultimi mesi, tra il governo federale di Addis Abeba e quello del Tigrè, il 5 novembre il primo ministro etiope e Nobel per la Pace nel 2019, Abiy Ahmed, ha ordinato la prima operazione militare contro la Regione. Da quel momento la situazione nella zona è degenerata in una guerra che in pochi giorni ha causato la morte e la fuga di migliaia di civili.
Domenica, inoltre, le forze locali del Tigrè hanno lanciato alcuni razzi contro Asmara, la capitale della vicina Eritrea. Un coinvolgimento dell’Eritrea nel conflitto potrebbe far precipitare una situazione che già nell’ultima settimana sembra essere rapidamente peggiorata.
L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, avverte che è in corso una crisi umanitaria su vasta scala, dal momento che migliaia di rifugiati ogni giorno fuggono dai continui combattimenti nella regione dei Tigrè per mettersi in salvo nel Sudan orientale. Si tratta di flussi di donne, uomini e bambini che varcano il confine a un ritmo di 4.000 persone al giorno, per un totale di circa 30mila in sole tre settimane.
Secondo la televisione di stato etiope, centinaia di persone sarebbero state uccise nel conflitto, anche se il numero potrebbe essere molto più alto: le informazioni che arrivano dal Tigrè sono poche e parziali, perché ai giornalisti non è permesso andare dove si combatte e le comunicazioni tra la regione e il resto del paese sono bloccate. Gli abitanti del Tigrè sono stati costretti a lasciare le proprie case, mentre negli ultimi giorni sono diventati sempre più frequenti i racconti di atrocità commesse dai soldati di entrambe le parti contro i civili.
L’ONU ha parlato del rischio di un disastro umanitario, con milioni di persone che potrebbero presto rimanere senza cibo e carburante, mentre l’UNICEF ha lanciato l’allarme per 2,3 milioni di bambini irraggiungibili che si trovano nella regione bisognosi di aiuti umanitari e per 12 mila minorenni, alcuni senza genitori né parenti, che si trovano nei campi profughi e nei centri di registrazione in una situazione a rischio.
Dopo settimane di conflitto, si registrano sempre più testimonianze di crescenti numeri di sfollati interni, mentre la difficoltà di accedere a quanti necessitano di assistenza, sommata all’impossibilità di fare entrare aiuti nella regione, continuano a costituire un serio ostacolo alle operazioni umanitarie. Nel Tigrè, infatti, l’interruzione di elettricità, telecomunicazioni e accesso a carburanti e denaro contante continua a ostacolare gravemente ogni tentativo di risposta umanitaria.