No borders. Flusso di coscienza
Stiamo pubblicando numerosi articoli che, in modo diverso, cercano di mantenere viva la memoria del sofferto cammino di molte persone che giungono in Italia. E’ quanto intende fare anche il docufilm “No borders. Flusso di coscienza“ del regista Mauro Caputo. A parlare solo una voce fuori campo, che segue le tracce nei boschi lasciate da questo esercito di invisibili, pronti a distruggere ogni cosa del proprio passato pur di iniziare una nuova vita in Europa.
Questa testimonianza viene raccontata da un articolo di Nello Scavo su Avvenire del 5 dicembre dal titolo “Il documentario Bambole e disegni. Le tracce dei bimbi migranti raccolte sulla neve”
Nell’articolo tra l’altro si legge “Un quaderno con parole vergate a mano e ripetute all’infinito. Una bambola di pezza caduta durante la fuga. I resti di un accampamento abbandonato di fretta. Ci sono anche i bambini nella rotta terrestre che in questi giorni deve misurarsi con le nevicate. La fuga tra i boschi lascia sui sentieri le tracce di una fanciullezza perduta.
….“No borders. Flusso di coscienza”, un documentario con il sapore della testimonianza lungo i 242 chilometro di confine tra Italia–Slovenia. «In realtà da noi stanno pochissimo – spiega Caputo – cercano di raggiungere Francia, Germania e Spagna che sono in genere le loro mete…. Da qui i dati sottostimati del loro afflusso. La stessa polizia non ha troppo interesse a fermarli, a controllarli più di tanto, perché sa che da noi sono solo di passaggio. Se fossero fermati occorrerebbero traduttori, avvocati, tutto un iter complicato. Nonostante questo, la popolazione di Trieste comincia ad essere sensibile al fenomeno». Le immagini del film, scrive Nello Scavo, come l’iconico albero delle identità perdute, dai cui rami penzolano i tesserini plastificati con i nomi e i volti dei migranti che della propria identità non vogliono lasciare traccia, sperando proprio di scavalcare anche l’Italia, sono anche un monito ai posteri. I migranti ci sono, ma quasi non si vedono. Nel docufilm c’è una frase ricorrente: «Non si può fermare un fiume».
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