donne migranti scomparse nei cie? una denuncia da Milano
Fonte: www.misna.org
“Vogliamo chiarezza e trasparenza sulla situazione delle cinque donne nigeriane incarcerate, così come delle altre migranti, invisibili e senza nome, detenute nei Cie italiani. Vogliamo che tutte abbiano un nome, vogliamo che siano rispettati i loro diritti, vogliamo che abbiano la possibilità di comunicare con l’esterno e di far sentire la propria voce. I Cie sono luoghi di violenza, e ne chiediamo la chiusura. Ma nel frattempo avvocate e associazioni di donne devono potervi entrare”: lo scrive il collettivo femminista ‘maistatezitte’ di Milano in una nota diffusa oggi nella quale si chiedono spiegazioni sulla sorte di alcune giovani migranti nigeriane incarcerate dopo la rivolta dell’estate scorsa al Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Milano. Secondo la ricostruzione presentata dall’associazione milanese, almeno una delle donne di cui si sono perse le tracce (indicata col nome di Joy) sarebbe ancora “formalmente priva di assistenza legale”. A rendere ancora più preoccupante la situazione contribuisce il fatto che la donna avesse presentato una denuncia di tentato stupro nei confronti di un funzionario pubblico e che le autorità del carcere lombardo (in cui si troverebbe ancora la migrante nigeriana) abbiano ripetutamente ostacolato l’incontro tra la donna e il suo avvocato. “Il silenzio che avvolge l’esistenza stessa dei Cie, luoghi di sospensione dei diritti, e l’indifferenza generalizzata verso la violenza razzista e sessista che in quei luoghi è di casa, ci interroga nel profondo come donne e come cittadine” scrivono ancora le donne del collettivo ‘maistatezitte’, chiedendo alla stampa e all’intera città di riflettere “sul livello di abuso e di non-umanità cui ci stiamo abituando”. “La violenza sui senza voce mostra il volto estremo di una devastante crisi di civiltà che ha mille facce, dalla precarizzazione della vita e del lavoro fino alla criminalizzazione dei migranti in nome di ipocrite politiche securitarie. E una volta di più sono corpi di donna al centro di questa spirale di violenza, nodo cruciale su cui nel privato, nel pubblico e nell’oscurità dei Cie si gioca la partita dei poteri vecchi e nuovi” scrivono in conclusione