Minori
Fonte: www.neroebianco.org
di: Antonio
I figli a scuola, regolarmente inseriti, non sono una ragione sufficiente per non fare espellere un immigrato irregolare. Così ha sancito il 10 marzo 2010 la Corte di Cassazione con la sentenza n. 5856/2010 .
La storia parte dalla vicenda di un albanese con la moglie in attesa della cittadinanza italiana e con due bambini, tutti residenti a Busto Arsizio, che ha chiesto l’autorizzazione di rimanere in Italia per “il sano sviluppo psicofisico “ dei propri figli, in pericolo in caso di suo allontanamento.
Secondo la Cassazione invece, che smentisce un’altra recente sentenza (ordinanza 823/2009), l’esigenza di garantire la tutela della legalità delle frontiere prevale sulle esigenze di tutela del diritto allo studio dei minori.
Cerchiamo di capire ciò che la sentenza afferma. I giudici dicono che la frequenza scolastica da parte dei minori figli di clandestini, considerata come situazione di “tendenziale stabilità”, è in contrapposizione con il normale processo educativo formativo considerato invece come situazione di “essenziale normalità “. Questo perchè, se così non fosse, dice la Cassazione, le norme che consentano la permanenza in Italia per motivi d’emergenza anche a chi è clandestino, finirebbero con il “legittimare l’inserimento di famiglie di stranieri strumentalizzando l’infanzia”.
A parte il gioco di parole incomprensibile, è pur vero anche il contrario: la sentenza strumentalizza l’infanzia per non legittimare l’inserimento di famiglie di stranieri!
In altre parole, con la sentenza in causa, la Suprema Corte esprime l’esigenza primaria di tutela della legalità alle frontiere rispetto al diritto allo studio dei figli degli irregolari e tradotta la sentenza in parole ancora più semplici, secondo la Cassazione il diritto allo studio servirebbe da scusa per aggirare le leggi sull’immigrazione. Quindi, mandare i figli a scuola per gli stranieri sarebbe come «sfruttarli», usandoli da lasciapassare per restare in Italia. Ragionamento macchiavellico dove vince la paura e il sospetto che l’immigrato ci freghi sempre e che non sia una persona di cui fidarsi!
Certamente una sentenza come questa smentisce e annulla secoli di civiltà giuridica scolastica pedagogica didattica educativa culturale.
Privilegiare il diritto alla legalità a scapito del diritto allo studio – nel caso specifico – vuol dire servirsi del minore come arma di ricatto! Ciò è assolutamente incomprensibile per un paese che – come il nostro- pretende di considerarsi civile libero, democratico e cattolico.
Quale saranno le conseguenze di questa sentenza? Non ci aspettiamo nulla di buono perchè sembra che anche la vecchia e buona virtù della tolleranza, che consiste nel non urtarsi del fatto che degli altri pensino e agiscano diversamente da come facciamo noi: diventi, oggi giorno, un discorso di buon senso o di buone intenzioni senza forza nè verità. Quello che è certo è che questa sentenza lascia l’amaro in bocca a molti. Ai clandestini e presumibilmente a molti immigrati che continuano a vedersi bersagliati da provvedimenti, restrizioni, attacchi frontali.
Appare chiaro ora che forse non ci sia alcuna volontà politica di riconsiderare il discorso sull’immigrazione all’interno di paradigmi più civili e giusti ma di continuare a utilizzarlo come combustibile per alimentare un dibattito tutt’altro che tiepido e che di volta in volta esplode in moti di rabbia da una parte e dall’altra..