Le Caritas della Lombardia a Formigoni: reddito minimo per giovani precari e nuovi poveri
MILANO-ADISTA. Introdurre il reddito minimo garantito: è la richiesta delle dieci Caritas lombarde alla Regione Lombardia. “Dall’incontro quotidiano con le famiglie in difficoltà che si rivolgono ai nostri centri di ascolto possiamo dedurre che la crisi economica sta colpendo i meno garantiti”, spiega don Roberto Davanzo, direttore della Caritas Ambrosiana. “È venuto il momento di correggere il nostro sistema di protezione sociale che oggi non sembra più al passo con le trasformazioni del mercato del lavoro e della società”.
L’iniziativa si colloca all’interno della campagna della Caritas Europa “Zero Poverty”, che punta, entro il 2015, ad eliminare la povertà infantile, aumentare del 50% le case popolari, potenziare i servizi sociali e sanitari, diminuire del 5% la disoccupazione e garantire a tutti un livello minimo di protezione sociale. Inoltre il 2010 è stato proclamato dall’Unione Europea “anno di lotta alla povertà”. Quindi, prosegue D’Avanzo, questa fase “può rappresentare il tempo propizio per un profondo ripensamento in Italia del sistema di welfare affinché vengano estese le tutele a coloro che sono i più esposti ai rischi di impoverimento e, paradossalmente, nello stesso tempo, anche i meno garantiti”, in particolare penso ai giovani precari “che hanno pagato prima degli altri e più duramente, perché esclusi dagli ammortizzatori sociali, il prezzo della perdita del lavoro”. Si tratta di “persone che dovrebbero rappresentare il nostro futuro e che, invece, possono drammaticamente arrivare a ritenere che costruire una nuova famiglia sia un’eventualità fuori dalla loro portata. Oppure alle famiglie di origine di quei ragazzi, che sentendosi giustamente in dovere di sostenerli, rischiano di saltare schiacciati da pesi troppo gravosi da sostenere”.
Allora la proposta del reddito minimo garantito, uno strumento presente in tutti i Paesi dell’Europa occidentale tranne che in Grecia e in Italia, dove esistono solo delle sperimentazioni a livello locale. “Sarebbe auspicabile che anche la Lombardia adottasse una forma di sostegno estesa a coloro che oggi non possono godere di alcun aiuto pubblico”, aggiunge don Davanzo, così da “dare un segnale forte anche al governo nazionale”. “Siamo pronti a fare la nostra parte perché quel provvedimento non si riduca ad una semplice elargizione di denaro, ma sia inserito in un percorso di accompagnamento, ascolto, vicinanza alle persone che attraversano passaggi delicati della loro vita”. La Giunta Formigoni, però, sembra procedere in tutt’altra direzione: i fondi per le politiche sociali sono diminuiti del 14% rispetto al 2009, denuncia don Davanzo. Sul tema dei costi interviene Tito Boeri, professore di Economia all’università Bocconi di Milano e fra gli animatori del sito lavoce.info: “Stime prudenziali, probabilmente in eccesso – spiega l’economista – dicono che se, ad esempio, immaginassimo di introdurre un reddito minimo garantito di 400 euro, spenderemo tra i 3 e i 7 miliardi di euro. Un costo eccessivo? Le statistiche provenienti da altri Paesi, nelle quali politiche di questo tipo sono sperimentate da tempo, ci suggeriscono che non è così. Questa misura potrebbe anzi essere un’occasione per razionalizzare complessivamente il sistema italiano degli ammortizzatori sociali che, come è noto, è tra i meno efficaci in Europa”.