In Puglia la cicogna arriva da lontano
Fonte: bari.repubblica.it
Nel 2009 sono stati 289 i minori accolti da altri Paesi, 43 in più del 2008: in molti casi hanno “special needs”, bisogni particolari. I piccoli spesso non hanno avuto un’infanzia: bisogna partire da zero. Ricordo un russo che a otto anni non aveva mai dato un bacio
di ANNA PURICELLA
Da qualche giorno sul sito di Aibi, Amici dei bambini, campeggia una vignetta con la scritta: “È arrivata la cicogna”. Ed è arrivata proprio a Bari, permettendo a una famiglia di conoscere Kirill e Aleksey, due bambini della Federazione russa. A fine marzo era stato il turno di un piccolo nato in Cina, che i coniugi baresi G. hanno presentato ai due figli biologici. Le adozioni internazionali registrano un aumento in Puglia, in controtendenza con il dato nazionale. La Commissione per le adozioni internazionali segnala che nel 2009 i minori entrati in una famiglia pugliese sono stati 289, 43 in più dell’anno precedente, con una forte presenza di colombiani, brasiliani, russi, polacchi, ucraini. Nella provincia di Bari sono 120.
TABELLA Le adozioni in Puglia nel 2009
Tra gli enti autorizzati a supporto delle coppie adottanti ci sono Aibi (info www.aibi.it o 080.566.80.43) e Ciai (www.ciai.it). Non offrono solo consulenza legale e burocratica. Il sostegno psicologico è di primaria importanza. “Il momento della post adozione è il più critico – spiega Valentina Colonna, referente regionale di Aibi – C’è da considerare che i piccoli spesso non hanno avuto un’infanzia, si parte da zero. Ricordo ancora un bambino russo che a otto anni non aveva mai dato un bacetto, non sapeva schioccare le labbra”. L’integrazione avviene anche con corsi e incontri. A maggio Aibi presenta la Festa del figlio, che a Bari sarà alla galleria Spaziogiovani con una mostra fotografica e la probabile partecipazione di Emilio Solfrizzi.
L’adozione è una seconda nascita, anche per i genitori. Lo conferma Antonio G., neopapà del piccolo cinese: “Volevamo un terzo figlio e abbiamo scelto questo percorso non solo come atto umanitario nei suoi confronti, ma anche per dare una testimonianza forte”. Nel loro caso il bambino appartiene agli “special needs”. Rientrano nella categoria coloro che hanno difetti fisici – non sempre permanenti – o patologie, ma anche quanti hanno superato i limiti d’età o hanno molti fratelli. Distinzioni blande che variano a seconda del Paese di origine. Il vantaggio degli “special needs” sta nell’accelerare le procedure, ovviando alle lunghe liste d’attesa. Per Colonna è “un atto d’amore doppio”, per G. “si tratta di situazioni banali, come per nostro figlio che aveva un problema già risolto al nostro arrivo. Non per questo lui e tanti altri devono restare in istituto”.