Friuli Venezia Giulia, nuove leggi sul welfare: “Paletti per gli immigrati”
Fonte: www.redattoresociale.it
A confronto vecchie e nuove normative regionali di welfare che riguardano gli immigrati: si allunga il periodo di residenza richiesto, più difficile l’accesso ai benefici per gli stranieri. Codega (Pd): “Prevale la logica del ‘prima noi e poi loro’”
TRIESTE – Il rapporto tra Friuli Venezia Giulia e immigrati prima e dopo le ultime leggi sul welfare: cosa è cambiato? Se lo è chiesto un consigliere regionale del Pd, Franco Codega, che ha scandagliato e messo a confronto le precedenti e le nuove normative che riguardano la popolazione immigrata. Ciò che ne esce è una maggiore difficoltà per gli stranieri nell’accesso ai benefici a causa dell’incremento del periodo richiesto di residenza in regione.
Per quanto riguarda, ad esempio, il Fondo povertà, con la legge del 14 agosto 2008 (n. 9, art. 9, commi 5-9) il requisito minimo è passato da 1 a 3 anni di residenza. Inoltre, se prima il reddito di cittadinanza era aperto a tutti, italiani e stranieri, adesso da regolamento “sono esplicitamente esclusi gli extracomunitari” spiega Codega. Per la Carta famiglia, invece, la legge del 23 luglio 2009 (n. 12, art. 11, comma 13) ha fatto passare il requisito da un anno di residenza in regione a 8 anni di residenza in Italia di cui almeno 1 in regione. Il “Fondo bebè” istituito con la legge regionale del 30 dicembre 2009 (n. 12, art. 10, comma 25) prevede almeno 10 anni di residenza in Italia di cui almeno 5 in regione. Lo stesso requisito è ora richiesto anche per l’assegnazione degli alloggi Ater, per cui prima bastava un anno di residenza nel territorio regionale (legge 5 dicembre 2008, n. 16 art. 38). Rimane inalterato il fondo per l’abbattimento delle rette per gli asili nido (un anno di residenza), mentre con la legge n. 18 del 15 ottobre 2009 il tempo minimo per ottenere l’assegno di studio a sostegno della frequenza nelle scuole dell’obbligo non statali è passato da uno a cinque anni (di cui uno in regione). In seguito alla stessa legge l’accesso al sostegno alle locazioni erp prevede 10 anni di residenza in Italia, di cui almeno uno in regione, mentre prima era sufficiente un solo anno in regione.
“Mettendo insieme tutte queste leggi emerge il quadro attuale, cioè l’intenzione da parte della regione di creare dei paletti, delle difficoltà e delle discriminazioni attraverso quel ‘cavallo di Troia’ che è il periodo minimo di residenza” commenta il consigliere Codega, secondo cui l’intenzione di penalizzare gli immigrati sta andando a discapito anche degli italiani: “Chiunque si sia trasferito da pochi anni in Friuli Venezia Giulia vede sfumare certi benefici” spiega. Ma il colpo peggiore è senza dubbio per gli immigrati: “Prevale la logica del ‘prima noi e poi loro’ – commenta il consigliere –. Dato che i fondi sono quelli che sono, per centellinarli si penalizzano gli immigrati. E quando il numero dei beneficiari cala, anziché estendere le possibilità ad altri si pensa ad aumentare i fondi a chi già ne usufruisce”. Codega infine contesta il luogo comune che considera gli immigrati il primo problema del paese: “Su questo c’è una totale ignoranza, perché se l’Italia è in grado di reggere economicamente è anche grazie all’aiuto degli stranieri, che pagano le nostre pensioni e sono tagliati fuori da quel welfare che essi stessi stanno sostenendo”.