Famiglia, battaglia annunciata per gli otto anni di residenza necessari per i bonus
Fonte: messaggeroveneto.gelocal.it
Di Anna Buttazzoni
TRIESTE. La Cgil promette battaglia per opporsi «all’ennesima legge sbagliata», mentre il centro-sinistra aggettiva: vergognoso, discriminatorio, incomprensibile. Tutto come previsto, con la Lega che ottiene l’ok del centro-destra al requisito della residenza per l’accesso ad alcuni contributi in sostegno alle famiglie e partono gli attacchi.Come anticipato dal Messaggero Veneto, ieri l’Aula ha dato il via libera a due emendamenti presentati dal centro-destra. Il primo ricompatta il Pdl e gli alleati, sancendo uguali diritti per i bambini di coppie spostate o di fatto. L’altro, invece, fa contenta la Lega che, come accaduto con la norma sul welfare, chiede e ottiene il vincolo di residenza come priorità per accedere agli aiuti economici: otto anni in Italia di cui uno in Friuli Venezia Giulia.
«Questa modifica dà una veste corretta alla norma – spiega il capogruppo del Carroccio Danilo Narduzzi – perché sancisce la priorità degli aiuti in primis alle famiglie della regione, lasciando aperta la porta anche agli immigrati. Si tratta quindi di una priorità che non esclude, definisce solo chi per primo».
L’emendamento è stato firmato anche dall’Udc, il partito dell’a ssessore alle Politiche per la famiglia Roberto Molinaro. «È una norma di carattere cautelativo nell’ambito di una possibile riduzione delle risorse e dunque dalla necessità di stilare una graduatoria. L’universalismo – afferma Molinaro – non è sempre una soluzione percorribile praticamente. Oggi la misura non esclude nessuno, perché l’obiettivo, al quale siamo vicini è assegnare alla famiglia l’1% del bilancio regionale».
Nulla però fa cambiare idea a Cgil e centro-sinistra. «Con la nuova legge sulla famiglia – dice Franco Belci, segretario regionale della Cgil – è stato fatto un passo avanti e due indietro. Nella stesura iniziale erano pesantemente discriminati i figli nati fuori dal matrimonio, in quella attuale questa ingiustizia viene parzialmente sanata. A un prezzo carissimo, però, perché anche nel delicatissimo settore dei servizi all’infanzia trova spazio l’o diosa distinzione tra “residenti” e immigrati. Una discriminazione che ha già causato l’impugnazione della Finanziaria 2010 da parte del governo. Come già fatto in passato, ci opporranno con ogni mezzo a questa ennesima legge sbagliata approvata su diktat della Lega».
Il centro-sinistra prova ad aprire una breccia tra alleati. «È un emendamento vergognoso in un contesto di scambio di favori tra Udc e Lega. Il requisito della residenza per accedere ai servizi di sostegno economico alle gestanti – spiega Annamaria Menosso (Pd) –, all’assistenza ai genitori dei nuovi nati, alle soluzioni abitative per nuove famiglie, al sostegno alla funzione educativa, ai voucher per l’accesso a servizi e prestazioni e ai prestiti sull’onore evidenzia la bassezza della politica della Lega, cui è concesso avanzare politiche discriminatorie e l’Udc, che dice di rifarsi a valori cristiani, per ignavia e forse anche per condivisione acconsente».
«Con questa modifica – attacca Igor Kocijancic (Rc) – viene sancito ancora una volta che l’attuale maggioranza regionale di destra (il centro non c’è più da un pezzo) procede compattamente sulla strada della desertificazione sociale».
Italia dei valori, invece, sottolinea i privilegi per i consiglieri regionali. «Da questa legge sono escluse le coppie di fatto senza figli. I consiglieri regionali però, hanno la possibilità di riversare la propria pensione anche al convivente more uxorio, cioè anche se non sposati. È – argomenta il capogruppo Alessandro Corazza – l’ennesimo e inaccettabile privilegio, una contraddizione incomprensibile pagata dai cittadini di questa regione».
(07 maggio 2010)