Ambulatori per irregolari: un immigrato su 4 ha il permesso di soggiorno
Fonte: www.redattoresociale.it
Sono regolarmente residenti nel nostro paese, ma utilizzano i servizi a bassa soglia: i risultati del “Progetto Osi” dell’Iss che ha coinvolto 43 strutture nel Lazio, in Calabria e a Foggia. Baglio: “Non esercitano il diritto di iscriversi al Ssn”
ROMA – Un quarto degli immigrati che si rivolgono ai servizi di bassa soglia per gli stranieri irregolari in realtà è residente con permesso di soggiorno. Il dato emerge dal programma per l’implementazione di una rete informativa sull’assistenza sanitaria di primo livello agli immigrati irregolari (Stp – Straniero temporaneamente Presente), realizzato nell’ambito del “Progetto Osi” dall’Iss. Al programma hanno aderito 43 ambulatori: 17 nel Lazio (64% di copertura sulla casistica complessiva), 7 in Calabria (100% di copertura) e 19 nella Asl di Foggia (98% di copertura). In sei mesi, sono stati raccolti dati relativi a 7.332 accessi, pari a 4.327 pazienti.
Il “Progetto Osi” si inserisce nell’ambito del più ampio progetto “Migrazione e Salute – Migrazione: sistema di accoglienza verso la popolazione immigrata dei servizi sanitari e verifica dell’osservanza del diritto alla salute di queste popolazioni”, finanziato dal ministero della Salute e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. Al progetto “Migrazione e Salute” è dedicato il convegno in programma domani a Roma, dalle 9 alle 17 nella sede dell’Iss.
Giovanni Baglio, medico del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute dell’Iss, presenterà la relazione sul “Progetto Osi”. “Negli ambulatori per Stp che abbiamo preso in esame – spiega Baglio – , nel Lazio, in Calabria e a Foggia è emerso che in media, il 25% degli utenti ha un regolare permesso di soggiorno. Il dato ci ha colpito molto, perché mette in evidenza una criticità. Gli immigrati regolari hanno infatti il diritto di iscriversi al Sistema sanitario nazionale, ma evidentemente questo diritto non viene esercitato”.
“Bisogna quindi interrogarsi sulle cause – continua l’esperto – , in molti casi può trattarsi del fatto che l’immigrato non ha consapevolezza di avere questo diritto, o di problemi burocratici legati all’iscrizione al Ssn, o ancora del fatto che l’immigrato, nonostante l’acquisizione del permesso di soggiorno, continua a utilizzare i servizi sanitari che ha conosciuto quando era irregolare”.
In ogni caso, puntualizza Baglio, “ci siamo resi conto che c’è ancora un gran lavoro da fare per far sì che i diritti degli immigrati non siano diritti ‘di carta’, e quindi per togliere quell’alone di fragilità che ancora circonda questa popolazione”. “Progetti come questo – sottolinea l’esperto – mettono in luce le criticità e si rivelano ottimi strumenti di governo del sistema. Per evitare l’uso improprio degli ambulatori Stp, servono risposte a livello locale”. Sulla paura degli immigrati di rivolgersi alle strutture mediche dopo il pacchetto sicurezza, Baglio osserva: “L’impressione è che la flessione dell’accesso alle cure ci sia stata, pesa la minaccia del reato di clandestinità”.
L’obiettivo del “Progetto Osi” è estendere la Rete Osi in diverse regioni/Asl italiane, anche attraverso il coinvolgimento dei network regionali sulla salute degli immigrati (GrIs), facenti capo alla Società italiana di medicina delle migrazioni (Simm). Oltre al Lazio, alla Calabria e a Foggi, della Rete Osi fanno già parte altri 3 ambulatori presenti a Bolzano, Bergamo e Trieste. La regione Umbria, che non dispone di ambulatori Stp ma garantisce l’assistenza sanitaria di base agli immigrati irregolari attraverso i medici di medicina generale, ha adottato la sezione socio-demografica della scheda Osi come parte integrante delle informazioni da raccogliere al momento dell’iscrizione al Servizio sanitario regionale.
La regione Piemonte – in cui esiste già una rete informativa diversa da Osi sull’assistenza agli immigrati Stp – ha contribuito con un proprio referente allo sviluppo degli strumenti di raccolta dati, in modo da garantire la massima confrontabilità tra i due sistemi informativi. Il Progetto ha confermato la sostenibilità della raccolta dati in tutti i contesti in cui è stato implementato. Per quanto riguarda le ricadute pratiche, il nuovo flusso informativo costituisce uno strumento efficace per il monitoraggio di un ambito assistenziale che quasi sempre sfugge ai sistemi di rilevazione corrente e si dimostra in grado di offrire informazioni utili alla programmazione sanitaria regionale e aziendale.