Mezzo milione di dipendenti africani in Italia. Oltre 61 mila gli imprenditori
Fonte: www.redattoresociale.it
I dati caritas/Migrantes. Il 41,7% dei dipendenti lavora nell’industria Poche le donne, le nigeriane le più imprenditrici. Africani sempre più presenti anche nelle cooperative, specie sociali e di servizi
ROMA – Mezzo milione di persone originarie del continente africano lavorano come dipendenti nel sistema produttivo italiano, quasi un quinto (17,6%) del totale degli occupati nati all’estero registrati dall’Inail, inclusi quelli che svolgono occupazioni stagionali. Nel 41,7% dei casi sono nell’industria, il settore che in Italia ha subìto maggiormente gli effetti negativi della crisi mondiale.Ancora una volta i percorsi occupazionali variano a seconda delle collettività: i maghrebini, soprattutto tunisini, sono molto presenti, oltre che in edilizia, nel settore agricolo e della pesca, in particolare in Sicilia (dove però il loro ruolo di braccianti viene sempre più rilevato dai romeni), mentre le poche collettività a prevalenza femminile (come quelle di Capo Verde ed Eritrea) si concentrano nel settore domestico, in particolare nelle grandi città come Roma.
“L’impiego è piuttosto frammentato – spiega Caritas/Migrantes – e se si dovessero ricondurre le ore effettivamente lavorate nell’anno a posizioni occupazionali a tempo pieno e continuo, verrebbero meno circa 75mila occupati, perché almeno un settimo (14,3%) dei lavoratori africani usufruisce di un lavoro a tempo parziale e/o a termine”.
Imprenditori. La situazione è piuttosto dinamica sul piano dell’iniziativa imprenditoriale, che vede gli africani, con 61.323 posizioni su 185.466 titolari d’impresa stranieri censiti a maggio 2009 (Unioncamere/Cna), incidere per un terzo sull’insieme degli imprenditori stranieri, con i marocchini che costituiscono la collettività più rappresentata davanti agli stessi romeni, ben più numerosi nel gruppo dei residenti. Prevale nettamente il settore commerciale, dove gli imprenditori africani operano nei due terzi dei casi. Segue, a notevole distanza, l’edilizia. La nota dolente è la scarsa incidenza delle donne: appena l’11,3% tra gli africani imprenditori, fatta eccezione per le nigeriane (53,2%).
In sintesi, gli africani incidono per più di un quinto sui residenti stranieri, per un sesto sugli occupati di origine immigrata, per poco più di un decimo (12,2%) sui nuovi assunti nel corso dell’ultimo anno di riferimento (2008), per un terzo sugli stranieri titolari di impresa.
Cooperative. Gli immigrati – non solo africani – iniziano ad essere ben rappresentati anche nel settore cooperativo, un modello organizzativo che attira per i suoi valori di uguaglianza, solidarietà e partecipazione. La presenza è maggiore nelle cooperative sociali e in quelle di servizio, sia come dipendenti che come soci. Nella Lega Coop Lombardia, ad esempio, vi sono 7.200 stranieri tra soci e non soci, specialmente nelle cooperative di facchinaggio, di trasporti, di servizi alle persone e in edilizia. Manuntecoop, azienda leader nel suo settore, ha considerato la diversità come un fattore competitivo e annovera 8.700 dipendenti, dei quali 1.600 non comunitari di 65 diverse nazionalità, nel 90% dei casi donne. Non mancano i primi esempi di coinvolgimento dei Paesi di origine, come quello di Ghanacoop, che ha creato occupazione anche nel Paese africano, favorendone la commercializzazione dei prodotti.
A proposito del beneficio della migrazione sul Paese d’origine, lo studio di Caritas/Migrantes mette in chiaro in merito alle cosiddette ‘rimesse’: “Chi ritiene che i migranti e i loro risparmi, specialmente se incrementati con fondi pubblici, possano far da traino alla crescita economica dei loro Paesi di origine, non può certamente sentirsi soddisfatto della situazione attuale, viste le difficoltà – spesso per mancanza di appoggi – di incanalare il denaro verso investimenti produttivi”.