Informazione e immigrazione: parole di integrazione
Quaderno dell’Ufficio Pastorale Migranti N° 9
Da trenta anni, lavorando in contatto diretto con i migranti, mi chiedo: arriveremo, un giorno, a dire “chi realmente sono”, a guardali, salutarli, parlare, farceli amici, non avere paura?
In questo ultimo decennio, l’ottica dell’informazione fornita dai media (giornali, Tv, riviste) è diventata la promozione di un’idea strana di sicurezza, alimentata dalla paura del diverso, ormai poco immigrato e sempre più clandestino.Direi che i media, oggi, ci costruiscono l’immagine dell’immigrato che, partendo dalla cronaca nera, è diventato quello che “ruba la sicurezza agli italiani”, quindi il pericoloso vicino, forse clandestino.
È proprio vero che “fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce” (proverbio cinese).
Affrontare questo problema non è semplice, ma nel Quaderno gli autori indicano alcune risorse serie e di qualità nate in Europa e in Italia, che possono darci speranza.
Media4diversity, il gruppo di studio europeo sulle comunicazioni della diversità immigrata ha prodotto un kit eccellente, capace di fare da piattaforma ai giornalisti, indicando le linee di interpretazione.
La paura che crea il panico non ha senso: serve solo per il consenso a politici che non hanno idee serie e leggono tutto con la lente emergenziale preelettorale.
La Carta di Roma (giugno 2008) è un protocollo di comportamenti chiaro e coraggioso sui contenuti e sui linguaggi.
Anche nel campo dei rifugiati vi è un’attenzione nuova alle soluzioni di integrazione sul territorio (vedi “non solo asilo” in Piemonte) capaci di dare risposte serie e socialmente possibili.
Sono, queste, figlie di una nuova lettura dell’immigrato come risorsa: per noi, sul piano demografico e culturale, per il suo Paese che riceve le rimesse e può fare un progetto partendo dalla base familiare.
Dire la verità, oggi, richiede molto coraggio perché molti politici influenti (in Europa e, soprattutto, in Italia) ci propongono un mondo immigrato che non c’è, una “sicurezza” che produce difesa, costruzione di muri, separazione, sospetto nei confronti del diverso.
L’unica strada è quella del dialogo, del superamento dei conflitti, della conoscenza, della convivenza pacifica, ma questa va costruita anche nei media.
Torino, 20 luglio 2010
don Fredo Olivero
Direttore Migrantes Piemonte