Lite Comune-Questura sui profughi trasferiti nell’ex centro sociale
Fonte: www3.lastampa.it
L’ira di Chiamparino: «Voglio lo sgombero immediato»
PAOLA ITALIANO
TORINO: Rimuovevano le macerie, come in guerra. Come in Somalia. Ma i calcinacci che portavano via ieri pomeriggio i 15 rifugiati fino a poco prima ospitati nell’ex Caserma di via Asti, erano quelli dell’ex Velena Squat di Corso Chieri 19, centro sociale sgomberato nel 2009. Hanno usato le spranghe come picconi e hanno buttato giù la porta murata all’ingresso della palazzina, uno dei beni messi in vendita dal Comune e da ieri diventato il loro nuovo domicilio. Ad accompagnarli fin lì, da via Asti, un bus del Gtt.
I rifugiati sono così passati da un’occupazione, quella dell’ex clinica San Paolo di corso Peschiera, a un’altra occupazione: in mezzo, c’è quasi un anno in via Asti, sistemazione a termine per 232 profughi, in un edificio di proprietà del demanio da restituire libero il 31 maggio, termine poi prorogato un paio di volte, fino a ieri.
Gli occupanti, fa sapere la Questura, saranno denunciati. E il sindaco, Sergio Chiamparino chiede al Questore lo sgombero immediato dell’ex caserma. Il suo assessore Domenico Mangone avanza qualche dubbio sull’operato della polizia: «Il controllo dell’operazione era della Questura e non del Comune. Non siamo stati noi ad avallare il trasporto in quel posto. Se ci avessero detto che per andare via da via Asti sarebbero andati in corso Chieri avremmo chiesto di bloccare tutto. È un passo indietro».
Epilogo paradossale di una giornata di trattative e tentativi di mediazione per trovare un posto ai rifugiati rimasti nell’ex caserma che hanno rifiutato soluzioni alternative. Al mattino, dopo il vertice convocato in Prefettura con Comune e forze dell’ordine – per la Polizia municipale c’era il comandante Franco Berera – era già chiara l’intenzione di risolvere la questione in giornata, dopo l’ultimatum scaduto venerdì scorso. «Cercheremo soluzioni condivise – dichiarava alla fine il viceprefetto vicario Attilio Visconti – ma si tratta di persone che sono nell’illegalità».
Le soluzioni, che i profughi non hanno per niente condiviso, si sono tradotte in un elenco di dormitori cittadini e di mense pubbliche che serviranno i pasti anche dopo le 18,30, visto che domani inizia il Ramadan. Era uno dei motivi per cui rifiutavano i dormitori. L’altro era il desiderio di non essere divisi. Impossibile. Il Comune non ha trovato posti in strutture di accoglienza e anche la «soluzione dormitorio» è tale solo sulla carta, perché si entra dopo la coda, se c’è ancora posto. Il letto non è affatto garantito.
Nonostante tentativi e giri di telefonate, le mediazioni falliscono. Ma nessuno vuole intervenire con la forza: le quattro camionette della polizia entrate in cortile aspettano. A metà pomeriggio, il consigliere della Circoscrizione 8 Paolo Salza, lancia l’ipotesi dell’ex palazzina dei vigili di corso Chieri. Due rifugiati vengono accompagnati a vederla. Alle 17 il via Asti entra il bus di Gtt che aspettava fuori per portarli non si sa dove. Arrivano alcuni ragazzi del centro sociale Gabrio: parlano ai rifugiati dalla strada alle finestre, cercano di convincerli a non uscire. Invece il bus esce alle 18, stracolmo di materassi, reti, valigie. Scortato da un’auto dei vigili, si ferma in piazza Borromini.
Ma i rifugiati non vogliono scendere. Per motivi di ordine pubblico viene ordinato all’autista di proseguire. L’auto dei vigili se ne va, il bus riparte. Fermata: corso Chieri 19. L’insegna «Velena squat» è ancora appesa. Dentro solo immondizia e macerie, all’esterno siringhe. Si scarica il bus, i somali sfondano il muro. «Noi la nostra parte l’abbiamo fatta – dice l’assessore ai Servizi sociali Marco Borgione – In 11 mesi abbiamo lavorato per gestire 230 persone dando una risposta diversa da quella data in altre città italiane, cioè gli sgomberi. Ora – conclude – questa situazione non riguarda più i servizi sociali».