Ue: la Commissione individua carenze nelle norme comuni sull’asilo e sull’applicazione della “direttiva procedure”.
Fonte: www.immigrazioneoggi.it
Una relazione della Commissione mostra ancora molte differenze all’interno dell’Ue sulle procedure per l’approvazione e il respingimento dello status di rifugiato.
Approvata ieri a Bruxelles una relazione della Commissione Ue sull’applicazione della cosiddetta “direttiva procedure” – che stabilisce norme minime per le procedure applicate negli Stati membri ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di rifugiato – che denuncia ancora notevoli differenze tra le garanzie procedurali all’interno dei 27 membri.
Secondo i commissari, la vaghezza delle norme della direttiva e le carenze attuative a livello nazionale possono condurre a errori amministrativi. Per colmare queste lacune, il 21 ottobre 2009 la Commissione ha adottato una proposta di rifusione della direttiva.
“Le procedure nazionali in materia di asilo sono ancora molto divergenti e le norme in vigore non sono in grado di impedire errori amministrativi: chiedo al Parlamento europeo e al Consiglio di adottare le modifiche che la Commissione ha proposto nel 2009 proprio per rimediare a questa situazione”, ha affermato Cecilia Malmström, commissario per gli Affari interni.
Secondo la Commissaria svedese, “la Commissione continuerà a esaminare e seguire tutti i casi in cui sono emersi problemi di attuazione, in modo da garantire la corretta applicazione della direttiva, in particolare per quanto riguarda il rispetto del principio di non-refoulement e degli altri diritti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, nonché per ridurre i margini di divergenza”.
Scopo della direttiva procedure è stabilire norme minime che garantiscano procedure eque ed efficaci per il riconoscimento e la revoca dello status di rifugiato.
La relazione della Commissione sull’attuazione della direttiva rivela che l’obiettivo di creare parità di condizioni nelle procedure di asilo non è stato pienamente conseguito. Alcune delle disposizioni facoltative e delle deroghe previste dalla direttiva hanno contribuito alla proliferazione di regimi divergenti nei vari Paesi dell’Ue: di conseguenza, le garanzie procedurali variano molto tra gli Stati membri.
Il problema riguarda soprattutto le disposizioni sulle procedure accelerate, sul “Paese di origine sicuro”, sul “Paese terzo sicuro”, sui colloqui personali, sull’assistenza legale e sull’accesso a un mezzo di impugnazione efficace.
Sono inoltre numerosi i casi di recepimento incompleto o anche scorretto e carenze applicative riscontrate.
Ne consegue che le procedure possono essere soggette a errori amministrativi: una percentuale importante delle decisioni adottate su casi individuali è capovolta in sede di ricorso poiché si fonda su criteri imprecisi e poco chiari.
Di questo si discuterà anche alla Conferenza ministeriale che si svolgerà a Bruxelles il 13 e 14 settembre: la relazione della Commissione servirà anche di supporto al dibattito.