Ismu, in Lombardia immigrati cresciuti del 10% in un anno
MILANO – Sono aumentati del 9,1% in un anno gli immigrati in Lombardia: il primo luglio 2007 se ne contavano 938mila, circa 80mila in più dell’anno precedente (e ormai uno ogni 10 abitanti). Un ritmo di crescita “ad un livello che, se dovesse stabilizzarsi, non ci potremmo assolutamente permettere”, precisa subito Gian Carlo Blangiardo della Fondazione Ismu che, insieme alla Regione Lombardia, ha organizzato oggi a Milano un convegno in cui è stato presentato il VII Rapporto dell’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità su “Gli immigrati in Lombardia”.
Fonte: temi.repubblica.it- metropoli-online
E se la Lombardia continua a raccogliere un quarto dell’immigrazione in Italia, dal rapporto emerge che il 45% di questo quarto si concentra nella provincia di Milano: 422mila presenze, con un incremento dell’8,5% rispetto al 2006, di cui poco più di 212mila solo nel capoluogo, che ha fatto registrare nel 2007 una crescita del 7,1% rispetto all’anno precedente.
Si tratta di numeri che fotografano una proporzione nuova: per la prima volta, infatti, si è raggiunta la soglia di uno straniero ogni dieci abitanti, ovvero il 10% della popolazione contro una media europea del 6% e che nel 2006 comprendeva solo i regolari. Gli irregolari diminuiscono, ma meno del previsto. Ci si aspettava un calo di 64mila unità (20mila per l’ingresso di Romania e Bulgaria in Europa e 44mila per il decreto flussi), invece i 152mila irregolari del 2006 sarebbero diventati 130mila nel 2007. Significa che ci sarebbero stati più di 40mila ingressi irregolari.
Dal punto di vista occupazionale, il 2007 ha visto una diminuzione degli immigrati disoccupati e del lavoro irregolare: sono aumentati di 1,2 punti percentuali gli assunti a tempo indeterminato (anche se di più sono aumentati quelli con contratto a tempo determinato: da 8,7 a 10,3); a Lecco e Varese gli occupati regolari raggiungono le punte più alte nel panorama regionale sfiorando la quota del 70%, mentre sono Sondrio e Pavia le città con la più alta incidenza di disoccupati tra gli immigrati. Anche le donne sembrano essere progredite nella carriera (il 5,4% esercita una professione intellettuale contro l’1,7% degli uomini). Crescono gli alunni stranieri (+16,4%) e la Lombardia è la regione che ospita il più alto numero di studenti immigrati in Italia.
Quello delineato dall’Ismu è un panorama composito e con elementi che meritano riflessione. Il dato sulla crescita di quasi il 10% in un anno, che se confermato “porterebbe al raddoppio delle presenze in 5 anni”, secondo Blangiardo deriva dal “decreto flussi del 2006 che ha sistemato qualche situazione irregolare ma ha anche fatto girare la voce che qualcosa si poteva fare, lanciando un messaggio sbagliato”.
“Ora – ha sostenuto Blangiardo – il primo passo à la chiarezza: definiamo le regole ma quando l’abbiamo fatto che restino quelle e non come abbiamo fatto nel 2006 che i 170.000 posti del decreto flussi sono stati fatti diventare 500.000”. Sul fatto che “il fenomeno vada governato” è d’accordo anche don Roberto Davanzo della Caritas Ambrosiana, soprattutto “perché se non lo si fa si causa un senso di paura, un irrigidimento”. Regolare però significa “non accontentarsi soltanto di offrire un lavoro ma anche un contesto in cui queste persone si sentano a casa loro”.
Insomma, secondo don Davanzo, non si deve “correre il rischio dell’impostazione tedesca, per la quale lo straniero è l’ospite lavoratore: il processo integrativo non è soltanto che sappiano l’italiano e che abbiano un lavoro, ma che siano persone”. Anche perché, ha concluso, “ogni medicina ha il suo effetto collaterale: abbiamo bisogno di questa forza lavoro, è chiaro che queste presenze rappresentano anche dei costi e non solo benefici. E’ una legge del mercato”.
(AGI)