Amnesty International: “in Italia non si rispettano le procedure internazionali per la protezione di richiedenti asilo e rifugiati”.
Fonte: www.immigrazioneoggi.it
Per la Ong nell’ultimo sbarco in Sicilia si configura un’espulsione di massa in Egitto senza la possibilità di tutelare i diritti degli immigrati.
“Nella fretta di procedere alle espulsioni, le autorità italiane stanno ignorando le consuete procedure e gli standard internazionali per la protezione dei rifugiati e dei richiedenti asilo”. È quanto ha denunciato il vicedirettore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International, John Dalhuisen, chiedendo all’Italia di “porre immediatamente fine alle espulsioni sommarie di massa di cittadini stranieri”.
La denuncia della maggiore Ong internazionale per la tutela dei diritti umani avviene dopo le espulsioni degli immigrati approdati lo scorso 26 ottobre sule coste siciliane su un barcone che conteneva 131 passeggeri. 68 di essi sono stati rimpatriati nelle successive 48 ore in Egitto.
Per Amnesty, per la quale non vi sarebbero stati i tempi tecnici per poter richiedere la protezione internazionale, gli immigrati sono stati trattenuti a Catania, compresi 44 minori, in un impianto sportivo per oltre 24 ore e il giorno dopo 68 di loro sono stati rimpatriati con un volo charter.
“Un’espulsione di massa – accusa Dalhuisen – che sembra essere stata condotta senza riguardo per il diritto delle persone di chiedere asilo e in violazione degli obblighi dell’Italia derivanti dal diritto e dagli standard internazionali in materia di rifugiati e di diritti umani”. A tutte le persone soccorse in mare, prosegue Dalhuisen, “deve essere data la possibilità di chiedere asilo e le loro richieste devono essere valutate nell’ambito di un’equa e soddisfacente procedura”. Secondo Amnesty, inoltre, ad organizzazioni come l’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu, Save The Children e la Croce rossa italiana “è stato negato l’accesso alle persone portate sulla terraferma, nonostante le ripetute richieste: è la prima volta dal 2005 che in Italia viene negato l’accesso all’Acnur dopo una richiesta ufficiale”.